“Io sono Cecè, la tua maschera complementare. Sono il tuo contrario, la tua metà nascosta, sono quello che non dici. Sono la notte che regala il giorno, sono il lutto che dona la vita; sono un punto nero nel bianco. Sono la parte nascosta di te, un altro te: il tuo Alter Ego!”

Storia della maschera di CECĖ

Cecè è la giovane maschera femminile del Carnevale di Putignano ed è l’alter ego della maschera di Farinella.
Il suo nome è stato scelto dalla popolazione putignanese e fa riferimento ai ceci, uno dei due ingredienti indispensabili a ricavare il piatto simbolo della cittadina di Putignano: la farinella.

Secondo una suggestione del progettista grafico Mauro Bubbico, che ha realizzato il manifesto della 626ª edizione del Carnevale di Putignano, lo sfondo nero del primo “ritratto” di Farinella – realizzato nel 1954 da Mimmo Castellano- prende vita: da esso nasce una maschera femminile i cui colori delle vesti – bianco e nero – compensano ed esaltano l’abito sfarzoso e variopinto di Farinella (così come faceva lo sfondo nero del manifesto originale di Castellano).
Cecè è sempre stata “alle spalle” di Farinella ed è l’elemento necessario a sottolinearne la vivacità; è la personificazione del negativo che il giullare colorato lascia dietro di se quando si stacca dal fondo nero del suo manifesto per diventare maschera vivente, allegra e danzante.

Vista la complementarietà che questa nuova figura femminile ha subito dimostrato di avere rispetto al colorato Farinella, è stato lampante per l’avvocato Mary Adone della Fondazione del Carnevale di Putignano, riconoscerla come l’Alter Ego di Farinella stesso.
Cecè è quindi la seconda personalità interiore di Farinella, che presenta caratteristiche totalmente opposte al modo di essere provocatorio, ironico e scanzonato della maschera variopinta del Carnevale di Putignano.
Le due maschere hanno peculiarità contrarie e complementari e, allo stesso tempo, l’una è l’altra.

Cecè da semplice disegno diviene personaggio vivente – così come da anni lo è anche Farinella – in occasione delle Propaggini del 2019, grazie al contributo di Dino Parrotta (attore e regista putignanese, impegnato da molti anni nello studio e nella valorizzazione della maschera di Farinella).
Viene chiamata ad interpretare la maschera di Cecè e a dare il proprio contributo artistico e creativo Viviana Simone (attrice e regista putignanese specializzata in Commedia dell’Arte): con una breve messa in scena firmata dall’associazione “Teatro dei Leggeri”, viene raccontata la genesi della maschera di Cecè e di come Farinella scopre l’altra parte di sé (Farinella è interpretato da Dino Parrotta, Cecè da Viviana Simone; l’abito di Cecè è stato realizzato dalla stilista Mara Pace; la maschera di Cecè è una creazione dalla mascheraia Gaia Geri).

Precisina e arguta Cecè si contrappone a Farinella non solo nel colore delle vesti ma anche nei modi e nel carattere: lui, quale espressione della cultura contadina, è spensierato, irriverente, incline al buon vino, parla in rima e utilizzando spesso espressioni dialettali, è furbo e ingenuo al tempo stesso, ha una gestualità vivace e saltellante, suona la “piffonella” e porta con se sempre “U’C’ppon”; lei è saccente, elegante, arguta, gentile nella gestualità, acuta nel linguaggio (parla in l’Italiano), riflessiva, misteriosa, lunatica, intrigante, spesso canta e talvolta porta un fiore tra le mani.

Anche il suo nome è stato scelto rispettando i principi di complementarietà e opposizione rispetto a quello del più anziano giullare contadino: Farinella è un nome lungo e, grammaticalmente, è una parola piana; Cecè, invece, è un nome breve ed è una parola tronca.
Cecè è la componente interna di Farinella così come i ceci sono ingrediente essenziale dello sfarinato che sempre si trova sulla tavola dei Putignanesi.

Il volto di Cecè -come spesso si usava nelle manifestazioni carnevalesche del XVIII secolo- è coperto da una maschera domino: una maschera nera, arrotondata, che copre la parte superiore del viso; ad essa sono state aggiunte delle frange a ricordare la veletta indossata dalle vedove protagoniste di uno dei “giovedì del Carnevale di Putignano”. Le frange celano labbra e mento al fine di dare a Cecè una connotazione misteriosa ed intrigante.

Il suo abito, così come quello di Farinella, vede alternarsi figure geometriche che però, in questo caso, sono di colore bianco e nero; l’unica nota di colore è data da due macchie rosse sul petto, in corrispondenza dei seni: è un richiamo al gioco malizioso tipicamente carnacialesco.
L’ampia gonna di Cecè possiede un sottogonna completamente nero cosicché, quando la stoffa bicolore si solleva verso l’alto, Cecè viene coperta interamente, svanisce nel suo stesso abito e torna al suo stato originale: un fondale nero davanti al quale Farinella, con i suoi salti e le sue pose ridenti, può rievocare il suo manifesto degli anni ’50 .
Ma con la musica, i coriandoli e i sorrisi del carnevale, lo sfondo nero riprende vita, Cecè rinasce e insieme a Farinella, comincia a danzare.

Filastrocca di CECĖ

Sono il bianco e nero che rinnova il carnevale

che è pieno di colori che ho voglia di esaltare.

Son saccente, misteriosa, lunatica e intrigante:

opposta a Farinella son la sua metà mancante.

Se sollevo la mia gonna con un gesto forte e netto

io svanisco nel vestito, lui esalta sul suddetto.

Son nata senza un nome ma con un gran sorriso,

così come chiamarmi il popolo ha deciso.

Cecè mi han nominata per ricordare i ceci

che diventan Farinella e di lui faccio le veci.

Sono giunta all’improvviso per portare innovazione

e donare al mio paese una nuova tradizione.

Musica, coriandoli, canti e danze a non finire

è il richiamo del carnevale per poterci divertire!